Dopo qualche istante di confusione ho chiuso gli occhi, ho
iniziato ad annotare su un foglio bianco le sensazioni che quel posto mi evoca,
odori, sentimenti, colori e tutto quello che mi tornava in mente pensando a
quel luogo. Ho cercato di scavare dentro di me.
Vorrei partite con l’impatto visivo che quel luogo ha avuto
su di me, il colore, la forma, le parti che lo compongono, le persone e le cose
che ne fanno parte, le luci, le dimensioni.
Era il 2014, io e il mio ragazzo partimmo per farci una
settimana in relax nel paesino di sua nonna, un paesino ad una manciata di km
da Roma, situato tra Rieti e Carsoli: Colle di Tora. E’ un piccolo paesino che
si sviluppa come una lingua, dalla montagna fino dentro al lago (lago del Turano).
Per arrivare non ci vuole molto (se si fa l’autostrada), noi quella volta,
giovani e impavidi decidemmo di fare la Salaria, strada infinita, viaggio
infinito, e devo ammettere anche un po’ pesante visto il caldo afoso di
quell’estate. Durante il viaggio tra una risata, una canzone e qualche
chiacchiera pensavo a cosa avrei trovato una volta arrivata, e mai mi sarei aspettata
quello che poi i miei occhi videro, e quello che il mio cuore trovò. Si è vero
il mio fidanzato (Marco) me ne parlò tanto di quel paese, delle estati che
passava li da quando era piccolo, il lago, gli amici, la piazza dove si
ritrovavano, ma io forse un po scettica pensavo tra me e me “ ok, come sono
tutti i paesi, cosa avrà mai di così tanto speciale che quando ne parla gli
brillano gli occhi?”. Dopo circa due ore di macchina arrivammo ai piedi della
montagna che ci separava dal paesino, o come la chiamo io ormai da quel giorno
“La valle incantata”, tra poco capirete il perché. Iniziammo a salire la
montagna, tra una curva, una mucca incontrata sulla strada e un po’ di nausea
(già soffro la macchina, e le curve sono la mia criptonite), non vedevo l’ora
di scendere dalla macchina, così Marco mi disse: “Tranquilla tra poco ci sta il
belvedere, ci fermiamo un po’ e poi ripartiamo”. Saliamo, saliamo la montagna,
e poi iniziamo a scendere, scendere, ad un certo punto tra gli alberi e i
cespugli facciamo un’altra curva ed inizio ad intravedere uno spiazzale, ed ecco
li finalmente il belvedere , ci fermiamo, scendiamo, ed ecco che lo vedo, vedo
quel lago, quel paesino avvolto in un abbraccio tra le montagne e il lago,
eccola li la mia valle incantata. In quel momento sono rimasta veramente senza
parole, pensai solo alla bellezza di quel posto, al mio cuore che letteralmente
impazzì per poi placarsi, come se si sentisse finalmente sereno e tranquillo,
aveva trovato il suo posto, il suo posto nel mondo. Fu amore a prima vista tar
me e quel posto, capii che qualcosa di magico era sbocciato. Ne vidi tanti di
posti e borghi simili girando spesso la domenica con i miei genitori e mio
fratello, ma quel posto, quel posto era magico, aveva rapito il mio cuore
soltanto ad un primo sguardo, li dal belvedere, lontano ed in alto. E’ stata
una sensazione che ancora oggi non riesco a spiegarmi, è una sensazione che
ancora oggi a distanza di 5 anni mi porta ad essere emozionata ogni volta che
superata quelle curva tra alberi e cespugli ci fermiamo in quello spiazzale. Sono
cinque anni che ormai andiamo li, anche più volte l’anno, e ogni volta che
arriviamo e andiamo via chiedo al mio ragazzo di fermarci qualche minuto a quel
belvedere, un po’ per la classica foto di rito, un po’ per godermi quella vista
e quella sensazione di pace e tranquillità che riceve il mio cuore.
Così, quel giorno di metà agosto, dopo essere rimasta estasiata
da tale visione, decidemmo di rientrare in macchina e continuare la discesa
verso il lago, a quel punto capii perché il mio ragazzo era così legato a quel
posto, a me bastò quella vista per innamorarmene, e ancora non avevo visto il
resto, conosciuto le persone e sentito le storie. Arrivammo a casa, portammo su
le borse, (abita al 3° piano, senza ascensore, ecco, questa credo sia l’unica
cosa che non mi piace di quel posto), mi fece vedere come prima cosa la casa,
le camere il bagno ed infine andammo sul terrazzo, e beh che dire, li ci fu un
altro colpo al cuore, un altro scorcio che ormai è fisso nella mia mente, che
mise i puntini sulle i.
Di li a pochi minuti uscimmo subito di casa per fare un giro
nel paese.
Scendemmo di casa, e iniziarono i primi saluti di rito, tra
mille amici, parenti, conoscenti e così via. La casa (un grazioso palazzo color
rosa) si trova a metà di una salita, andammo prima in su, passando davanti ad
un bar, il “bar di Rina”, una simpaticissima anziana del paese, dove
incontrammo diverse persone e iniziarono le presentazioni, io molto timida
riuscivo a mala pena a dire “piacere Giulia”, tenendomi sempre un po’
nell’ombra di Marco. Finito da Rina, salimmo ancora verso il campetto, dove
ogni sera è tradizione una partita di calcetto, e li ci furono altri saluti
altre presentazioni.
Poi partimmo in direzione della piazzetta, luogo simbolo del
paese, dove ci sta la fontana la chiesa, dove i bambini giocano sotto lo
sguardo attento dei nonni. Iniziammo a camminare nelle stradine, tra un saluto
e una chiacchiera osservavo ciò che mi circondava, e le emozioni cercavano di
farsi spazio l’un l’altra. Ricordo che oltre a ciò che vedevo, gli scorci, le
viste del lago, le casette e i vialetti una cosa che mi colpì tanto furono i
suoni, e gli odori.
Ricordo nel dettaglio il fruscio degli alberi al tirar del
vento, il suono dei bambini e delle loro biciclette, il suono in lontananza,
probabilmente su per la montagna, di motoseghe e di tanto in tanto qualche
animale.
Poi c’è l’olfatto, che forse più di tutti è il senso che
riesce ad evocarci ricordi; ricordo l’odore di brace sempre un po’ presente
nell’aria, l’odore degli alberi e di erba appena tagliata, ricordo un odore di
crostata che proveniva da diverse case, e ricordo l’odore di fresco, di pace e
serenità, so che non è un odore reale, ma per me lo è, se chiudo gli occhi e mi
vedo in quel viale che porta alla piazza, io sento quell’odore, l’odore di
tranquillità.
Arrivati in piazza vidi quel quadretto, un po’ bucolico, la
fontana al centro, con dell’acqua buonissima e freschissima, delle panchine
intorno, e poi tutto uno spiazzo dove c’erano bambini di tutte le età che
giocavano a pallone, si rincorrevano, ridevano e scherzavano. C’erano piccole
case che circondavano la piazza come ad abbracciarla, con le anziane sui terrazzini
e gli anziani seduti all’ombra del grande albero poco distante dalla fontana.
Come di rito ulteriori saluti, ulteriori presentazioni.
Scendemmo verso il lungo lago, e iniziammo a passeggiare
fino ad arrivare alla “spiaggetta” luogo di ritrovo diurno di grandi e piccini
per godere un po’ ,del sole e di un bel bagno fresco nel lago. E li dalla
spiaggetta ad un passo dal lago che si coronò definitivamente il mio amore per
quel posto, vidi quel lago, il suo color smeraldo, le montagne che lo
circondavo, la freschezza e la limpidezza di quell’acqua, la voglia di
immergermi e rimanere li fu inarrestabile. Tornammo di corsa a casa per
cambiarci, mettemmo costume e pantaloncini e poi giù di corsa al lago.
Se non era quella la felicità e la pace pensai che nulla
poteva esserlo.
Nella serata che venne, vidi il paesino anche di notte, e
posso assicurare che è un vero spettacolo. Andammo a piedi fino alla piazza, e
dopo qualche minuto ci incamminammo verso il Bloom, disco pub, in riva al lago,
luogo simbolo delle serate a Colle di Tora, con una piccola sosta al parchetto,
per “raccattare” qualche ritardatario che non era riuscito a venire in piazza.
Passammo una piacevolissima serata. Tornati a casa non riuscivo ancora a
credere alla bellezza di quel posto, alle emozioni che avevo provato, con molta
fatica mi addormentai, ansiosa del giorno seguente dove avrei potuto di nuovo
girare per quelle vie.
Sono passati ormai 5 anni da quel giorno, ancora oggi è
così, oltre alla bellezza del luogo con il tempo ho conosciuto la bellezza e
l’amore delle persone che ne fanno parte, ed è sempre una gioia immensa per me
tornare in quel posto.
Ad oggi infatti mi lega a quel posto anche un forte legame
sentimentale, per i tanti ricordi, per le persone, per le amicizie nate e le
esperienze condivise. Le sere di San Lorenzo passate tutti insieme a cercare le
stelle, le pasquette, i ferragosto a fare la brace. I gavettoni alla spiaggetta
e qualche piccolo dispetto “acquatico”.
Credo fermamente che non mi stancherò mai di quel posto, che
ormai sento anche un po’ mio, un po’ come se fosse sempre stato lì ad
aspettarmi, come una seconda casa. Non mi stancherò mai di quelle mille curve
per arrivare, o della strada da fare (ormai abbiamo imparato, facciamo
l’autostrada, e ci mettiamo molto di meno), perché ogni volta che arrivo me ne
innamoro un po’ di più, ogni volta che vado via muoio un po’; ma so che di lì a
poco, qualche mese o forse un anno, tornerò a rinascere perché rivedrò da quel
belvedere, ormai parte del mio cuore, la mia amata VALLE INCANTATA.
PLACIDO-FRESCO-SOLARE-RILASSANTE-GIOIOSO
Ho provato a pensare come poter incorporare alcune delle caratteristiche di questo luogo nel mio progetto, la prima cosa che mi è venuta in mente è la pace e la tranquillità, elementi fulcro di un dojo, oltre che l'importantissima sinergia tra gli elementi, come l'aria, l'acqua e la terra, che vorrei poter portare nel mio progetto, nella maniere più semplice e naturale possibile, come se il progetto fosse nato da tali caratteristiche, un po' come questo mio caro luogo.
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